martedì 10 luglio 2018

IL FOLLE: LA GENESI-BRUTTA COPIA


LA MORTE DI DIO
Per Nietzsche, Dio è sostanzialmente il simbolo di ogni prospettiva oltremondana e la personificazione delle certezze ultime dell’umanità, ovvero di tutte le credenze metafisiche e religiose pensate per dare un ‘’senso’’ e ordine alla vita. 
Dio e l’oltremondo hanno rappresentato una fuga della vita e una rivolta contro questo mondo. A tutto questo Nietzsche contrappone la propria accettazione dionistica della vita. L’immagine di un cosmo ordinato è solo una costruzione della nostra mente, realizzata per sopportare la durezza dell’esistenza. Di fronte a una realtà che risulta contraddittoria, gli uomini hanno dovuto convincersi che il mondo è qualcosa di logico, benefico e provvidenziale. Da qui il proliferare di metafisiche e religioni, che, agli occhi di Nietzsche, sono solo menzogne millenarie, formulate dagli uomini per riuscire a sopravvivere. Per Nietzsche, Dio è la più antica delle bugie vitali per poter fronteggiare il caos dell’esistenza. Nietzsche ritiene inutile qualunque dimostrazione della non esistenza di Dio, perché la sua esistenza è confutata dalla realtà stessa, cioè dall’essenza caotica e malefica del mondo.
Nella Gaia scienza, Nietzsche drammatizza il messaggio della morte di Dio, con il racconto dell’uomo folle, in cui Nietzsche spiega che per sopravvivere alla morte di Dio, l’uomo deve farsi superuomo. La morte di Dio, dunque, coincide con la nascita del superuomo, ovvero l’uomo che ha il coraggio di guardare in faccia la realtà e di prendere atto del crollo di tutte le realtà metafisiche. Infatti, l’ateismo di Nietzsche è così radicale da non contestare solo Dio, ma anche ogni suo ipotetico surrogato. Ad esempio nell’opera Così parlò Zarathustra, Nietzsche racconta di uomini che adorano un asino, causando così l’ira del filosofo-profeta (il folle), il quale constata come il passaggio da uomo a superuomo sia difficile. L’asino è il simbolo di ogni sostituto di Dio e rappresenta, probabilmente, le varie forme dell’ateismo Ottocentesco, in cui Dio è stato sostituito dallo Stato, dalla scienza, dal socialismo ecc.
La morte di Dio rappresenta il tramonto definitivo del platonismo, che per Nietzsche è la filosofia occidentale per eccellenza, e lo stesso cristianesimo non è che un platonismo per il popolo. Platone, infatti, ha calunniato filosoficamente questo mondo, intendendolo come apparenza di un mondo migliore. Ma quello che per Platone era il mondo vero, ha finito per rivelarsi una favola. Ciò è storicamente avvenuto attraverso un processo che Nietzsche scandisce con delle tappe:
con Platone e la filosofia greca si ritiene che il mondo sia attingibile da parte dei saggi
con il cristianesimo, il mondo vero viene promesso ai virtuosi
con il kantismo, il mondo vero è indimostrabile ed è ridotto a postulato, raggiungibile da chi segue la legge morale
con il positivismo, questo mondo viene considerato inconoscibile
con la “filosofia del mattino”, il mondo vero si rivela un’idea inutile e superflua ed è il trionfo di tutti gli spiriti liberi
con la filosofia di Zarathustra, all’eliminazione del mondo vero si affianca quella del mondo apparente.
In Aurora, Nietzsche presenta la fine del mondo vero, quindi la morte di Dio, come auto-soppressione della morale, intendendo dire che è proprio in onore dei valori cristiani di onestà che noi abbiamo finito per eliminare le idee platonico-cristiane.


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