domenica 16 novembre 2014

CAP. 1 INNO ALLA FOLLIA: "IL RISVEGLIO" 


"Ahhrr...Che dormita!!" "Ma dove mi trovo?" Dopo essersi svegliato, improvvisamente Reeko esclama rimuginando storditamente tra sé e sé; a braccia spalancate immediatamente con un profondo respiro paragonabile solo s chi affronta un'udienza pubblica di fronte ad una moltitudine infinita di persone, ad alta voce rimugina guardandosi confusamente intorno:  ""ma dove caspita mi trovo? Questa non è camera mia!!"" Una leggera foschia in quegli istanti inizia a coprire tutto ciò che il suo sguardo riesce a scorgere; è l'alba di un giorno di metà Luglio ed un "dischetto rosso" inizia ad alzarsi lentamente in mezzo a due tigli all'orizzonte sopra i campi ad est della diga; l'ancor stordito ragazzo è disteso per terra tra delle robuste radici di un albero semi-sospeso sullo specchio dell'acqua di fronte, il cui terreno è in parte franato; lì a 2 passi si erge una pianta molto esigue nella struttura che però si trova in perfetto equilibrio con il paesaggio circostante come se rappresentasse una sottile linea che unisce terra ed acqua in una fiabesca opera d'arte; l'avventuriero osservando con attenzione il luogo che gli si protrae d’innanzi, esclama ad alta voce sbigottito per tutto ciò che in quell'attimo il suo occhio sta vedendo: ""mah, davanti a me c'è una diga! Dove sono finito?""; un mare di pensieri in quell'attimo incominciano a "bussargli" forte nella mente domandandogli tutti insistentemente dove mai si fosse svegliato;

Lentamente le nuvole coprono la luce in modo naturale
eliminando la superficialità con candore
sotto un’impercettibile quanto lievissima forma spettrale
che evidenzia ogni mio battito del cuore. 
Ah la natura incontaminata
regna sovrana senza altre regole 

e per quello che era stata, 
subordina tasselli creanti la mole 

che senza freni è innescata
producendo azioni tiranti il soleinfondendo le scie d'innata
potenza di ciò che aver si suole.

Ecco in quel momento davanti a lui prendere forma riemergendo lentamente dagli scuri naturali di primissima mattina, un bacino artificiale per la raccolta delle acque piovane costruito con l'intento di irrigare gli estesi campi coltivati circostanti dove Federico da piccolo veniva frequentemente. Ricomponendo allora nella situazione presente tutti i pensieri che gli stanno affollando la mente, con un gran sorriso esclama subito ad alta voce:""nohh!! Ma tu sei la mia amata dighetta di Corpo Sano!! Non ci posso credere!E' da una vita che non ti rivedevo!!""

Bella anche se di triste color giallastro:
ti cullano d'amore i profondi pensieri miei
perché al passato ti legano con nastroprendendoti sempre e solo per come sei!

L'apparenza non mi farà proprio capire

perché mi si gonfia il cuore dopo una tua visione
ma cercherò con saggezza di riempire
l'intelletto altrui attraverso la mia"Folle missione".
Compenetrare la bellezza della natura
alla ricerca della mia più profonda origine
che alzerà l'ideale ad un'alta statura 
riempiendolo d'intenso senso di vertigine.

Con il viso dipinto sempre più marcatamente dallo stupore, davanti a lui sta incominciando a delinearsi la diga di "Corpo Sano": un bacino per la raccolta delle acque piovane costruito per la necessità di irrigare i campi coltivati circostanti e situato a 2 km di distanza dalla casa presso cui l’ancor Federico, è cresciuto insieme alla propria famiglia per più di 10 anni prima di trasferirsi più vicino al centro della città dopo che a causa di un incidente stradale, Martinelli Federico finì in carrozzina a seguito di una lesione midollare che gli causò uno schiacciamento della settima vertebra cervicale obbligandolo a vita a doversi spostare per muoversi autonomamente con una sedia a rotelle; tranquillizzatosi allora, egli ricorda allora i tempi remoti in cui veniva qui da solo a scrivere e quelli attuali, di diversa costituzione, dove è sempre pervenuto in quel paradiso di campagna insieme a qualche caro amico o in solitudine, espletando in compagnia o da solo pensieri conditi da un avvenire ancora incerto che morbidamente si vanno a posare sul suo più profondo interiore aggiungendo ad ogni istante ulteriori pedine di mentale innovazione. Nell'attuale stato mentale di Reeko, si generano ogni volta incomprensibili quanto genuini movimenti di felicità che riempiono completamente tutti i suoi spazi celebrali, creando in questa maniera una sua propria fermezza di pensiero: come l'acqua riesce a colmare tutti gli spazi vuoti di una bottiglia, così il fluire mentale di Reeko acquista in questo modo un proprio stato di genuinità riuscendo a coprire tutti quei canali che il proprio intelletto ha lasciato finora vuoti; sono momenti di completezza in una realtà coperta dall'instabilità che demarca continuamente la Folle mente del ragazzo... Il giovane se ne sta così completamente avvolto in una lieve brina mattutina generata continuamente dal calore del sole che colpisce la fredda acqua mattiniera della diga evaporando in modo ripetitivo, stando steso a ridosso di una grande quercia in prossimità di un maestoso campo di barbabietole da zucchero; in questa maniera Reeko respira profondi pensieri che non fanno altro che trasformarsi in attimi di pura creazione. Immerso in quest'ambiente così primordiale egli commenta ad alta voce a conclusione del viaggio interiore intrapreso dal ricordo del luogo, ridestandosi nel presente che lo circonda: ""ma come caspita ho fatto a venire fin qua?"" In lontananza allora, mentre è avvolto da un infinità di dubbi e domande su come mai si trovasse in quel luogo così distante dall'abitazione dove viveva e in una situazione tale come se il fato stesso sembrasse averlo in un istante riportato indietro alla sua vita precedente, Reeko scorge in lontananza lungo la strada, la sua Renault Clio.

Ciao Divina dai "capelli metallizzati";
non sei modella né tanto meno respiri 
ma analizzando meglio i mentali spiri,
tutti al tuo passaggio sono imbarazzati:
""si nascondono di giorno, come vampiri
perché per invidia sono davvero stremati!""

Ti muovi in te leggiadra
per strade di campagna
e al passaggio ben bagna
gruppi che in squadra 
proseguono senza lagna
gioendo se non quadra 
il percorso dritto a gogna..

Non si troveranno mai dei motivi
per far capire agli uomini l'importanza
che porterà il loro spirito da vivi
a librarsi per strade della loro infanzia.

Da steso girandosi istintivamente su di un lato e facendo forza sul gomito, Reeko si mette seduto con un colpo di reni; subito cerca allora di alzarsi in piedi ma senza riuscire a muovere neanche un dito. Ecco allora un marcato sorriso che gli comincia a delineare la vera realtà della sua situazione mentre un roboante boato gli stordisce la mente gridandogli: ""ma che diamine fai Reeko? Guarda che non riuscirai mai a muovere neanche un dito dei piedi: non puoi camminare!!"" Ancor completamente confuso e rintontito per la sonnolenza mattiniera del risveglio, lo sbadato giovane si era infatti completamente dimenticato che non avrebbe mai potuto ergersi eretto perché affetto da una mielolesione post-traumatica che lo aveva colpito alla 7° vertebra cervicale del midollo a seguito di un terribile quanto stupido incidente stradale avvenuto mentre stava andando con la sua vecchia automobile a fare delle "fottutissime" fotocopie del contratto della casa dove all'epoca abitava a Perugia insieme a dei suoi amici, di fronte ad una rinomata cartoleria della città ad un passo dalla casa dove all'epoca abitava. Ritornato se stesso, scuote la testa e si guarda intorno vedendo dietro le proprie spalle una carrozzina per un'autonoma deambulazione: oggetto visto con così negativo occhio una volta e tanto amato e desiderato invece ora perché unico mezzo per un effettivo movimento...""Ecco dove eravate mie gambe!! Ma che fate? Voi che potete muovermi scappate via?""; sorridendo dopo una delle sue "ironicamente macabre battutine” che dopo l'incidente lo hanno sempre contraddistinto Reeko mani a terra, comprime il suolo con dei decisi balzelli raggiungendo la pedana bassa della carrozzina su cui stanno di norma appoggiati i piedi; arrivato a ridosso di questa, afferra immediatamente ed istintivamente come abitudine, i due segmenti curvilinei in ferro posizionati nella parte laterale sotto al sedile a gran voce e con vigore grida: ""uno, due, tre, via!!"" In quell'istante, con una potenza sui tricipiti delle braccia impressionante, Reeko riesce ad alzarsi di mezzo metro con il sedere e con un decisivo colpo finale di reni si mette seduto; ecco che subito un sospiro prolungato uscirgli dalla bocca e alzando la testa, con un sorriso di soddisfazione urla a gran voce: ""tieh! Questo per tutti coloro che con sicurezza e pieni di sé, dicevano che non sarei mai stato capace di riuscire a tornar seduto in carrozzina da terra con l'unica forza delle mie braccia vista la mia "alta" lesione midollare!"" Ricomposto per potersi muovere in piena autonomia, Reeko osserva allora i raggi del sole che colpiscono la fredda brina mattutina creando una foschia luminosa sopra al palmo dell'acqua come se fosse un bianco telo che coprisse tutto morbidamente; poi spinge le ruote facendo forza con un movimento continuo e rotatorio delle mani sui segmenti metallici curvilinei imbottiti di gomma-piuma posti parallelamente alle ruote e in un baleno raggiunge Madame Cliò; aperto lo sportello principale della vettura, afferra una tavoletta in ferro rivestita di gomma piuma appoggiata eretta di fronte al sedile per la guida; inserendola meccanicamente in dei chiavistelli di plastica posti sulla parte laterale del sedile, con un deciso colpo di reni fa un balzo in avanti facendo scivolare i piedi per terra davanti al piedistallo della carrozzina; prende poi un piccolo piano in metallo rivestito di morbida gomma piuma e lo posiziona lateralmente; con l'istinto dettato ormai dall'abitudine, afferra poi stretta la maniglia posizionata alta nella parte interna della macchina sopra al finestrino e gli dà un forte strattone andando con uno slancio prima seduto sopra la barra posizionata accanto al sedile ed infine per inerzia della spinta, passa di slancio dentro comodamente seduto sul sedile alla guida; osservando la sedia a rotelle rimasta fuori alla sua sinistra, il Folle ragazzo sorride poi e con uno sguardo di sfida, esclama ironicamente ad alta voce: ""e tu che fai cara lì fuori? Non entri? Non ci riesci con le tue forze?Ma non eri tu a "scarrozzare" il disabile? Eh ora miga sarai diventata disabile pure tu! Allora aspetta che ti aiuterò io, non ti preoccupare..."" In quel mentre afferrando i raggi di una ruota, il giovane gli dà un forte strattone ribaltandola per terra e girandola in modo che una ruota toccasse il suolo; poi premendo con decisione un pulsante in plastica posizionato centralmente alla sua circonferenza dove partono tutti i raggi in metallo, questa subito automaticamente si stacca e Reeko riesce così a sollevarla staccandola dalla seduta; infine l'appoggia attraverso un movimento di rotazione del busto, sul sedile posteriore; identica manovra viene fatta anche per l'altra finché schiacciando lo schienale in basso, la carrozzina viene completamente ripiegata dandogli un ultimo strattone per posizionarla accanto alla seduta del passeggero; pieno di soddisfazione mista di contentezza per la conclusione di ciò che ha rappresentato la fine di un lunghissimo e duro viaggio che lo ha portato ad ottenere questi risultati insperati, il Folle ragazzo gira la chiave accendendo il motore e schiacciando il cerchiello sopra il volante, dà gas allontanandosi dalla tanto amata diga di Corpo Sano lasciandola dietro le spalle come un ricordo di uno stupendo passato.

COMMENTO DEL LETTORE CAPITOLO 1:


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